In Iran è il tempo delle donne (scrittrici)

in iran - In Iran è il tempo delle donne (scrittrici)

In Iran è il tempo delle donne (scrittrici)

In Iran è il tempo delle donne (scrittrici) 581 515 modir
Published on IODONNA

Lo scrittore iraniano di 36 anni descrive il nuovo corso dell’Iran e il ruolo che possono avere le donne nel cambiamento

di Farian Sabahi

«Non sarà l’accordo sul nucleare a portare una maggiore apertura della società iraniana, la società cambierà gradualmente soprattutto grazie alle spinte interne, non per la pressione delle grandi potenze». È lo scrittore iraniano Mohammad Tolouei a commentare l’accordo di Vienna del 14 luglio tra la delegazione di Teheran e i 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu più la Germania), ratificato la scorsa settimana dal Parlamento iraniano e dal Consiglio dei Guardiani. Ratifiche a cui sono seguite le direttive del presidente americano Barack Obama alle Agenzie federali per onorare l’accordo alleggerendo le sanzioni. A Teheran le aspettative sono alte, ma il prezzo dei generi di prima necessità non diminuisce. Segno che ci vorrà tempo prima che l’alleggerimento delle sanzioni abbia effetto sull’economia della Repubblica islamica.

 

Trentasei anni, residente a Teheran, Mohammad Tolouei ha vinto il premio Golshiri, il più importante riconoscimento letterario in Iran. Due suoi racconti, già dati alle stampe in persiano dalla rivista letteraria Dastan, sono stati pubblicati dal settimanale L’Internazionale (Made in Denmark il 12 settembre 2014 ed Estate ’84 il 3 luglio 2015). Lo abbiamo incontrato a Messina, dove è stato ospite del festival Sabir.

Se il riavvicinamento diplomatico (ed economico) con l’Occidente non porterà a un maggior rispetto dei diritti umani in Iran, quale può essere il motore del cambiamento?
La società iraniana contemporanea è contrassegnata da spinte interne molto forti, non del tutto percepibili all’estero e non legate all’accordo sul nucleare. Siamo tutti consapevoli che i diritti si conquistano attraverso un impegno costante e graduale per poi essere confermati nella pratica. Motore del cambiamento sono quelle reti sociali che da tempo raccolgono istanze diverse. Per esempio le associazioni per la tutela dell’ambiente e del patrimonio storico, così come quelle che si focalizzano sul diritto di famiglia e dei minori.

 A Teheran hai seguito un percorso di studi sulla cinematografia persiana. Quale pellicola ritieni sia particolarmente significativa per comprendere l’Iran di oggi?
I film iraniani più conosciuti dal pubblico internazionale sono proprio quelli che trattano di diritti umani. Se dovessi scegliere un film, opterei per Voglio rimanere viva di Iraj Ghaderi. Un film degli anni Novanta che narra le vicende di una madre accusata di omicidio. In ogni caso sono due le tipologie di film sui diritti umani: quelli che raccontano le violazioni di questi diritti, e quelli che fanno un passo in più cercando di proporre una soluzione al problema. Anche se ha avuto poca risonanza internazionale, la pellicola Voglio rimanere viva aveva riscosso un grande successo di pubblico in Iran perché aveva cercato di dare una risposta ai problemi.

La cinematografia persiana contemporanea è sensibile nel raccontare i diritti negati alle iraniane?
In questo il cinema è rimasto leggermente indietro rispetto alla letteratura. In altri termini, quando trattano il tema dei diritti delle donne, i registi hanno sempre qualche esitazione e non riescono a mostrare il volto reale delle donne, né in casa né fuori. La letteratura in questo senso è molto più avanti.

Con quali modalità la letteratura persiana contemporanea rende le donne protagoniste?
La situazione è cambiata drasticamente: se un tempo le iraniane leggevano, oggi scrivono. Secondo il ministero della Cultura, in Iran ci sono più scrittrici che scrittori. E questo ha rivoluzionato i personaggi femminili nella narrativa. Anni fa venivano descritti solo due tipi di donna: quella di facili costumi, e quella casta e angelica. Oggi invece i ruoli femminili sono declinati in tante sfumature diverse: nei romanzi leggiamo di donne moderne che cercano di prendere in mano la propria vita. Cosa è cambiato? Le donne non accettano più, passivamente, il proprio destino. Come nella realtà, anche nella letteratura persiana contemporanea le iraniane cercano di fare di testa loro.

Quali difficoltà incontrano le donne iraniane in questo percorso di emancipazione?
Per una donna il principale problema è decidere se preservare la proprio individualità oppure rivestire il ruolo richiesto dalla società. Rispetto agli altri paesi del Medio Oriente, in Iran le donne hanno un maggiore grado di istruzione e per questo hanno maggiori esigenze. Come altrove, oggi si trovano a dover negoziare ruoli diversi nella società, in famiglia e nell’ambiente di lavoro.

In quale misura gli uomini scrivono anche di vicende femminili?
Gli scrittori della mia generazione cercano di raccontare le difficoltà delle donne perché le prospettive sono cambiate: un tempo protagonisti della scena letteraria erano quasi soltanto gli uomini. Ora invece le scrittrici sono la maggioranza e noi uomini stiamo imparando a guardare la società attraverso il loro sguardo.

Quanto è difficile, in Iran, intraprendere la carriera di scrittore?
Gli iraniani leggono poco, gli editori pubblicano un numero limitato di copie e – di conseguenza – quello che percepiamo non basta per vivere. Prima ancora delle pressioni governative e della censura, lo scrittore iraniano paga il prezzo di un mercato librario asfittico.

La difficoltà maggiore, per un trentaseienne a Teheran?
La casa, persino più del lavoro: riusciamo a lavorare ma non guadagniamo abbastanza per poter pagare